giovedì 13 maggio 2010

Rinko Kawauchi

@ Rinko Kawauchi

Ho visto per la prima volta alcune delle immagini di Rinko Kawauchi in Giappone sfogliando diversi volumi fotografici in una libreria di Tokyo. Sono rimasta colpita dalla luce che emanavano le sue immagini. Per qualche motivo, soprattutto logistico non ho acquistato il libro. Ho ri-incontrato Rinko in una bancarella di libri fotografici, sabato scorso, in centro a Reggio. E anche in questo caso non ho acquistato il libro. Peccato perché le sue immagini vanno lette insieme, così come l’artista le presenta, in portfoli compiuti. Vedere le singole immagini è come leggere frasi sparse di un poema.

Definirle minimaliste è certamente riduttivo, perché quello che rappresentano è un universo poliedrico e ricco di indizi. È molto giapponese il suo stile. C’è un senso forte per la purezza, per l’anima delle cose, per il rispetto della vita e la curiosità della morte. Vengono in mente i componimenti di Basho, gli haiku, i racconti di Banana Yoshimoto o di Haruki Murakami. Tutta quella luce ricorda la pelle chiara delle giapponesi, che faticano tanto a mantener lattea. E i giardini profumati dei templi scintoisti, oasi incantevoli sparse ovunque, anche nelle città più caotiche.

Ode al Giappone dunque e ai suoi artisti, capaci di una diversità rinfrancante e universale.

@ Rinko Kawauchi

Libri pubblicati: Aila 2004; Hanabi 2001; Utatane 2001; Hanako 2001; Cui Cui 2005 e The Eyes The Ears 2005

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