@ Rinko Kawauchi
Definirle minimaliste è certamente riduttivo, perché quello che rappresentano è un universo poliedrico e ricco di indizi. È molto giapponese il suo stile. C’è un senso forte per la purezza, per l’anima delle cose, per il rispetto della vita e la curiosità della morte. Vengono in mente i componimenti di Basho, gli haiku, i racconti di Banana Yoshimoto o di Haruki Murakami. Tutta quella luce ricorda la pelle chiara delle giapponesi, che faticano tanto a mantener lattea. E i giardini profumati dei templi scintoisti, oasi incantevoli sparse ovunque, anche nelle città più caotiche.
Ode al Giappone dunque e ai suoi artisti, capaci di una diversità rinfrancante e universale.
@ Rinko Kawauchi
Libri pubblicati: Aila 2004; Hanabi 2001; Utatane 2001; Hanako 2001; Cui Cui 2005 e The Eyes The Ears 2005
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